Le tarsie del coro della chiesa di San Bartolomeo a Bergamo sono un importante complesso di intarsi lignei, realizzati presumibilmente tra il 1510 e il 1520 da fra Damiano Zambelli su disegno di diversi pittori.

Storia

Non si conosce la data esatta in cui il conte Alessandro Martinengo Colleoni, nipote del più famoso Bartolomeo Colleoni, commissionò le tarsie per la chiesa di Santo Stefano e Domenico, ma il veneziano Marcantonio Michiel, in visita a Bergamo nel 1525, ne fa la descrizione:

da questo si considera che le tarsie siano stata eseguite nel periodo che va dal 1504, anno in cui Martinengo Colleoni ottiene il giuspatronato della chiesa, al 1520. Proprio del 31 maggio 1504 è il documento che recita:

Nel 1510 il capitano cedette alcuni terreni alla chiesa. La testimonianza di Michiel lascia anche i nomi dei pittori autori dei disegni sui cartoni da cui sono state lavorate le tarsieː Troso da Monza. Bernardo Zenale, Bartolomeo Suardi detto Bramantino A supporto della presenta del Bramantino quale disegnatore di alcune tarsie vi è la testimonianza certa che questi aveva frequentato sia i frati domenicani della chiesa milenese di Santa Maria delle Grazie, che la famiglia Trivulzio, e per questo conosceva Alessandro Martinengo, inoltre alcune tarsie presentano assonanze di stile con gli arazzi presenti nella casa Trivulzio disegnati dall'artista in particoalre le tarsie 15, 17, 19 e 23.

La chiesa, e il monastero adiacente, causa un rafforzamento delle mura venete, venne distrutta con una mina la notte dell'11 novembre 1561. Le tarsie vennero salvate, ma solo nella parte dei quadri, mentre non si salvò la parte intera del coro. Vennero spostate in un primo momento, nel convento della Basella presso Urgnano, nel 1565 spostate nel monastero in borgo San Lorenzo, e finalmente nel 1571 nel convento adiacente alla chiesa di San Bartolomeo, precedentemente occupato dagli Umiliati.

Nel 1647, dopo la costruzione della chiesa e la sistemazione di un nuovo coro, in quanto quello originale era stato distrutto con la chiesa, ed erano stati creati nuovi seggi e nuove parti ornamentali, vennero posizionate nella nuova collocazione, sotto la Pala Martinengo del Lotto, anche questa salvata dalla distruzione. La nuova collocazione evidenzia la mancanza di alcune tarsie; le 31 rimaste risultano spaiate, ricomposte al meglio ma mancanti di una logica, questo indica la perdita di alcune, come delle parti ornamentali e dei seggi. Nel coro sono state aggiunte come prima e ultima due tarsie con incisioni, che non sono lavori di fra Damiano, ma di epoca successiva.

Difficile assegnare il disegno delle tarsie ai relativi autori, fra Damiano risulta non fosse solo intarsiatore, ma, anche disegnatore, infatti alcune tarsie sembrano lavorate in disegno e intarsio completamente dal convesso, forse seguendo il lavoro del Lotto, trovandosi insieme nella chiesa di Santo Stefano, ognuno a eseguire le committenze assegnate, ne aveva carpito l'arte.
Fra Damiano iniziava a trasformare il disegno degli intarsi da strutture geometriche a veri quadri figurativi anticipandone i tempi.

Le tarsie di Fra Damiano

Elenco delle tarsie nella nuova collocazione

Le tarsie del coro della chiesa dei santi Bartolomeo e Stefano, non sono posizionate nella collocazione originale, sicuramente il numero era infatti maggiore essendo presenti 25 tarsie con orientamento a sinistra e solo 6 a destra, inoltre non seguono una linea tematica preordinata, questo fa supporre che siano state inserite nel nuovo coro nella forma considerata migliore, ma non ottimale.
L'assegnazione dei disegni dei cartoncini preparatori alla loro realizzazione è difficile, non tutti gli studiosi condividono i medesimi autori, presumibilmente fra Damiano, che aveva seguito per tanto tempo il Lotto nella realizzazione della pala Martinengo, ne aveva carpito l'arte, da qui l'assegnazione dei disegni per alcune tarsie proprio al frate intarsiatore. Altri disegni sono stati assegnati al Bramantino, e a Bernardo Zenale, mentre è di difficile attribuzione, quelli realizzati da Troso da Monza.

Note

Bibliografia

  • Vittorio Polli, Le tarsie di san Bartolomeo in Bergamo del frate Damiano Zambelli, Ferrari Editrice, 1995.
  • Andreina Franco Loiri Locatelli, La Rivista di Bergamo, 1998, p. 58.61.
  • Venturino Alce, Fra Damiano intarsiatore e l'ordine domenica a Bergamo, Ferrari editrice, 1995.
  • Lorenzo Mascheretti, Ipotesi sulla formazione veneziana dell'intarsiatore fra Damiano Zambelli alcune considerazioni sui suoi primi anni bergamaschi, in Atti dell'Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo, LXXXI, Officina dell'Ateneo-sestante edizioni, 2018, pp. 229-244, ISBN 978-88-6642-310-2.

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